Ritrovo alle 11 del mattino in una giornata un po’ livida in località Mulin Vecchio: ci sono circa una ventina di persone, di cui una buona metà provenienti dalla Slovenia (addirittura da Lubiana), grazie all’informazione data da alcune radio slovene. Le anime dell’organizzazione sono Suzana Pertot e Rudi Paussa, entrambi residenti qui in valle.
Lungo la vecchia strada ci muoviamo alla volta di Ciubiz, piccolissimo paese dove possiamo visitare accuratamente la chiesa di San Bartolomeo Apostolo che presenta particolari architettonici interessanti dello stile gotico di Škofja Loka.
A breve distanza da Ciubiz – piccolissimo paese in cui esiste ancora una grande stalla – ci sono le case di Bordon e poi quelle di Salamant.
Visto che nel frattempo si è fatta ora di pranzo, a Bordon ci attende Bruno Bordon con un cospicuo spuntino ben annaffiato da vini locali di ogni tipo.
Quanto mi piace questa semplice e allegra ospitalità delle Valli dove si ferma il primo che passa e ha in macchina una fisarmonica e in quattro e quattr’otto lo si convince a fare una suonatina!
A Salamant ci sono molte vecchie case interessanti e un grande kozolec; Suzana ci legge una poesia di Claudia Salamant intitolata “Arbida” (Rovi), che sono il grande leit-motiv delle valli…..
Per andare a Melinki, in alto sul versante sloveno della valle, si potrebbe guadare il fiume e usare un vecchio sentiero, ma l’acqua è troppo alta, così dobbiamo per un tratto ritornare sui nostri passi e attraversare il ponte davanti all’ex passaggio confinario di Molino Vecchio. Da Britof prendiamo vari sentieri e scorciatoie (“preskakauze”) che Suzana e Rudi con studio e pazienza hanno rintracciato e ripulito, nonché addirittura attrezzato con una lunga corda-passamano in un tratto ripido e scivoloso nel bosco. Anche qui, conoscendo di persona siffatto compito, sappiamo apprezzare lo sforzo che sta dietro.
A me piace moltissimo tagliare i tornanti asfaltati e arrivare nei paesini “dalla porta di servizio”, vedere gli orti e le case, soffermarsi a far due chiacchiere con la signora che ha appena raccolto un bel cespo di radicchio o un orgoglioso cavolfiore; ma è altrettanto bello entrare nel bosco di faggi su una larga mulattiera ricoperta da uno spesso strato di foglie fruscianti.
Verso le 14.30 siamo a Melinki, per la visita alla collezione etnografica Jerončič. Una grande stanza al piano terra contiene centinaia di oggetti della vita quotidiana di un tempo, di cui in molti casi oggi non conosciamo più nemmeno l’esistenza.
Non ho ancora menzionato le due anime del luogo, Franc e Zoran, padre e figlio, a cui si deve tutto il gran lavoro di raccolta, la stesura di ben quattro libri e un impegno assiduo a favore del loro territorio.
Qui sotto sono raccolti anche reperti della Prima Guerra Mondiale, tutti oggetti trovati esclusivamente nelle immediate vicinanze di Melinki. Più di tutto però fanno riflettere due quadri appesi al muro…
Al piano superiore dell’edificio vi è la collezione di statue in legno che Franc ha costruito negli ultimi vent’anni della sua vita, apprendendo questa arte ex novo, come lui stesso racconta.
Non manca una grande lepre di legno a ricordo del suo passato partigiano (il suo nome di battaglia era appunto “Zajc”, lepre), accanto a una statua di emigrante a grandezza naturale, con valigia in mano e sacco sulle spalle.
Ma Franc si rivela anche disinvolto attore di se stesso nel filmato di Erika e Jure Škrlep “S srcem v Benečiji – Con il cuore in Benecia“, che andiamo a vedere successivamente a Britof, dopo essere scesi a piedi da Melinki. Introdotto da Suzana e successivamente commentato dai due registi, il documentario (in sloveno con sottotitoli in italiano) racconta in modo semplice e coinvolgente la vita di Franc e celebra l’amicizia transfrontaliera – durata tutta la vita – con Bruno Bordon e Antonio Codromaz, dall’altra parte della valle. Gran finale alla beneciana con quattro fisarmoniche, chitarra e contrabbasso. Ringrazio moltissimo l’Associazione Val Judrio per avermi dato modo di partecipare a questa giornata “con il cuore in Benecia”.