Ascesa e declino dell’erba medica di Premariacco, un tempo famosa in tutto il Friuli e ben oltre: per saperne di più andiamo a intervistare Fabio Donato, classe 1933, agricoltore per tradizione e per vocazione, ma soprattutto appassionato pioniere e sperimentatore di ogni tipo di innovazione in campo agricolo.
Fabio adesso si dedica principalmente al suo vigneto, ma conserva documenti preziosi per la storia di Premariacco nel secolo ormai trascorso.
“Di giorno sono sempre impegnato, nei campi o nella vigna- ci dice – quindi vi aspetto dopo cena”.
Gentile e disponibilissimo, il sig. Donato ci accoglie nella sua casa e inizia quasi con impazienza a narrare le vicende di un passato talmente ricco di fili intrecciati che è costretto ad aprire continue parentesi per potercene chiarire l’importanza. Nel suo racconto si dispiega la vita di una comunità contadina, ma pian piano scopriamo quanto la sua vicenda personale sia legata strettamente a tutti i grandi cambiamenti avvenuti in Friuli negli ultimi 50 anni.
“Vi parlerò della medica – esordisce Fabio – ma per capirne l’importanza prima vi devo dire che fino alla seconda guerra mondiale a Premariacco e dintorni c’era una agricoltura ancora preistorica, basata sulla produzione di mais, medica e altre foraggere solo per autoconsumo.Si lavorava tutto a mano oppure con i buoi.Quasi tutti erano fittavoli o mezzadri. Le famiglie erano molto numerose, la mia ad esempio era composta da 24 persone: tre coppie, 17 bambini e la nonna. Premariacco era uno dei paesi più poveri del Friuli Orientale. Due o tre grandi siôrs possedevano l’ottanta per cento della nostra campagna e delle case. Forse proprio per questa situazione così difficile qui in paese già nel 1921 fu fondata una Cooperativa, ne facevano parte praticamente tutte le famiglie che, in anni di terribile siccità, poterono acquistare a prezzo ragionevole grandi quantità di mais provenienti addirittura da oltreoceano.
All’inizio si trattava solo di uno spaccio di vino e di alimentari, ma ben presto vennero acquistate e messe a disposizione dei soci un trattore Ford con le ruote in ferro, alcune seminatrici, una trebbiatrice e un mulino. C’era anche la Latteria sociale turnaria e una società, la Friulana lavori, per la produzione e la vendita di pali per vigna e materiale edile.
I tempi duri andarono avanti fino agli anni 50, poi le cose cambiarono velocemente. Con gli avanzi dell’esercito alleato abbiamo fatto i primi carri gommati, nel 57 sono arrivati i primi trattori. Subito dopo la guerra tramite la Coldiretti sono arrivate le prime sementi selezionate di mais: era la varietà U41 e si trattava di una novità assoluta. Nel 1957, io avevo 24 anni, è nato il Club pilota 3P (“Provare produrre progredire”), associazione giovanile della Coldiretti, uno dei primi tre in tutta Italia.
Avevamo un tecnico a disposizione e abbiamo imparato a concimare in base alle analisi del terreno, a seminare sementi selezionate, a potare e a diserbare. Questo club ha avuto un ruolo grandissimo nella divulgazione delle nuove tecniche colturali. Ogni socio doveva tenere un appezzamento con una coltura sperimentale diversa. Pensate che nel ’57 avevamo già sperimentato la soia, che si è diffusa così tanti anni dopo. C’è stato un vero progresso: non siamo stati con le mani in mano, no, ma abbiamo passato sere su sere a studiare con i tecnici. Ho perso tanto tempo, tante notti, ma i risultati si sono visti e penso che al sedi tornât a favor di dute le comunitât.
A Premariacco, dove abbiamo un terreno sciolto e fertile, abbiamo cominciato a coltivare le patate, il girasole e la colza, ma la vere grandi soddisfazioni sono arrivate con la vendita delle sementi di variòl e soprattutto di erba medica. Il variòl (ginestrino, Lotus cornicolatus) è una foraggera piccola ma molto richiesta, il cui primo taglio veniva usato per foraggio, il secondo per seme. Veniva venduta ai mercanti di sementi tombolans (di Tombolo, in provincia di Padova), che lo commerciavano ovunque, persino in Israele.
L’ erba medica di Premariacco invece non veniva venduta a commercianti ma veniva usata solo in zona: una varietà adatta ai terreni asciutti, anzi un ecotipo per dirla con parole scientifiche, che faceva una grande quantità di foraggio. Ha – ma forse sarebbe meglio dire aveva – uno sviluppo precoce e una qualità eccezionale: fogliame abbondante, elevato tenore di protidi e scarsità di fibra. Inoltre era una pianta molto longeva (da 5 a 7 anni) perché i germogli sotterranei avevano un potere di crescita che si manteneva costante negli anni. Era comunque una coltura difficile, che richiedeva attenzione e pazienza.
La zona interessata si trovava tra Premariacco capoluogo e Cividale, su entrambe le sponde del Natisone, con il limite estremo di Orsaria a Sud, Orzano a Ovest e Gagliano a Est. Gli anni d’oro sono stati dal 1950 al 1965: se ne producevano 200-300 quintali all’anno, si è arrivati addirittura a 400 q. (su trecento ettari, cioè quasi mille campi friulani di 3500 mq). Nel 1955 la Cooperativa creò una “consorella”, il Gruppo Produttori Seme Medica Friulana Tipica di Premariacco. Ogni socio denunciava i suoi appezzamenti, dopodiché passava una commissione per valutare la purezza della produzione. Poi tagliata essiccata e portata alla trebbia la semente veniva consegnata al Gruppo e classificata di I, II o III qualità rispetto alla quantità di impurità contenuta; veniva passata nelle selezionatrici e così ognuna aveva la sua resa, poi per avere una qualità omogenea si faceva con tutte il “monte” e un campione veniva prelevato dall’ENSE(Ente Nazionale Sementi Elette) di Verona che ci dava la purezza, la germinabilità, e i cartellini che si applicavano alle confezioni, vendute poi in tutto il Friuli e anche all’estero.
Io posso dirvi che per me, che ho fatto sempre e solo il contadino, le sementi dell’erba medica hanno davvero significato un salto di qualità nella vita. Grazie alla medica mi sono comprato la prima Vespa nel 53 e il primo trattore nel 1957, era un FIAT 18, chiamato “la piccola”, allora di trattori ce n’erano solo tre o quattro in tutto il paese.E quando sono andato a Torino per comprarmi la prima macchina, una 500 “aziendale”, avevo l’erba medica stesa a seccare in tutta la casa, mi faceva da tappeto, ce l’avevo fin sotto il letto!”
Mentre racconta tutto questo, Fabio si entusiasma e si emoziona, rivivendo quei momenti della sua giovinezza che hanno segnato il lasciarsi alle spalle la condizione di fittavolo per raggiungere passo passo, con tenacia, una situazione di tranquillità e di sobrio benessere. Ma non perde di vista la situazione della comunità, e ci mostra lettere, opuscoli, fotografie, ritagli di giornali che documentano i cambiamenti avvenuti, persino il libro mastro della trebbia dal 1950 al 1970 (un pezzo di storia che da solo meriterebbe uno studio approfondito).
“Il momento più entusiasmante è stato negli anni 70, quando ancora lo spirito di solidarietà era forte e ogni attività era anche un modo per stare assieme e divertirsi. Nel 1974 , quando sono arrivate le prime mietitrebbie, abbiamo costituito la società di trebbiatura “San Paolino”, che era estremamente all’avanguardia per quei tempi, pensa che avevamo addirittura il telefono sulla trebbia! E’ durata 25 anni. Par fortune che i vin coret daûr ai cambiaments cuand ch’a jere ore! Poi è arrivata una stasi e un lento declino, fino ai primi anni Novanta, contemporaneo alla crisi dell’agricoltura e soprattutto della zootecnia, visto che le poche mucche rimaste non mangiano più erba ma mangimi dagli ingredienti non ben identificati, con le note conseguenze. Anche la gente è cambiata, ognuno pensa in modo individualistico, ma che ci vuoi fare, è un male moderno”.
Facciamo un bilancio della situazione attuale: “Oggi si producono solo cereali e soia, mentre nei dintorni è subentrata la produzione vinicola che riesce discretamente bene grazie alle qualità pregiate. Pochissimo foraggio, niente più colza, né patate né variòl. Sono state eliminate tutte le stalle (c’erano più di 1500 capi)e han chiuso tutte le latterie. La Cooperativa esiste ancora, ed è in buona salute, ha ancora 1000 soci, un ristorante, un supermercato e un’agraria molto valida. E’ nata dal basso, spontaneamente, e ha funzionato così bene per più di 80 anni perché “nisun al a mangjât parsore”, abbiamo avuto solo gente onesta e tutti hanno lavorato solo per il bene sociale, senza avere mai nemmeno il rimborso delle spese di benzina.”
Ma della famosa semente che ne è stato? “Questa è la cosa che più mi amareggia. Si potrebbe quasi dire che siamo stati espropriati del seme. E’ stata l’ultima mazzata: trattandosi di un ecotipo (Friulana Tipica di Premariacco) e non di una varietà precisa, l’Unione Europea non permette che venga commercializzata con questa denominazione. Eppure la Stazione Sperimentale di Praticoltura di Lodi ci aveva dato parecchi primi premi, il seme è stato studiato anche a livello universitario e il dott. Pierluigi Carniel, ex direttore dell’Istituto Fitosanitario Regionale ci ha assistito per anni. Adesso la società si è dovuta sciogliere e la semente non viene più certificata dall’ENSE, però un campione è ancora conservato nella Banca nazionale dei Semi.”
E’ mezzanotte passata quando ci congediamo da Fabio Donato.
©Antonietta Spizzo per “Il Nuovo FVG” 2006